Cammino Neocatecumenale Giovanni Paolo II e Carmen Hernandez - visita alla parrocchia della Natività - Roma 1980

Intervento di Kiko Argüello

Buonasera a tutti,

Saluto D. Carlos Osoro, cardinale-arcivescovo di Madrid.

Il cardinale D. Antonio Maria Rouco, arcivescovo emerito di Madrid.

Il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo.

Gli Arcivescovi, Vescovi e Vicari episcopali qui presenti.

Cammino Neocatecumenale atto di apertura del processo di beatificazione e canonizzazione di Carmen Hernández 4-dic-2022
archimadrid.es – Luis Millán

La Madre Generale delle Missionarie di Cristo Gesù e le sue consigliere. Che gioia ci da la vostra presenza in questo atto, sorelle!

Il Rettore dell’Università, D. Daniel Sada, i Decani delle Facoltà e i professori.

Le comunità neocatecumenali catechizzate da Carmen e da me di Madrid, Zamora, Barcellona, Roma, Firenze, Ivrea e Parigi.

I catechisti itineranti, i rettori e formatori dei seminari Redemptoris Mater, i presbiteri e tutti voi qui presenti. Invio un affettuoso saluto ai tanti fratelli del Cammino che stanno seguendo questo atto attraverso internet.

Siamo grati per le tante lettere ricevute da arcivescovi e vescovi dei cinque continenti, che non potendo assistere a questo atto, condividono la loro gioia con i fratelli del Cammino e si uniscono a noi per mezzo della loro preghiera.

Vorrei leggervi le parole del cardinale Farrell, prefetto del Dicastero dei Laici, Famiglia e Vita, che ci ha inviato anche lui una lettera.

Cari Kiko, P. Mario e María Ascensión,

Vi ringrazio per l’invito che mi avete fatto a partecipare all’Atto di Apertura ufficiale della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Carmen Hernandez, che avrà luogo, a Dio piacendo, nell’ Università Francisco de Vitoria di Madrid.

Sono contento di sapere che la richiesta di Apertura della Causa di Canonizzazione di Carmen é stata accettata e mi unisco alla vostra gioia e alle vostre azioni di grazie al Signore. Purtroppo, degli impegni già annotati nella mia agenda per questo periodo, mi impediscono di stare con voi in questo giorno a Madrid.

Vi assicuro, ad ogni modo, il mio ricordo davanti al Signore perché la vita di Carmen, la sua testimonianza di fede, il suo consumarsi fino alla fine per portare ad ogni parte l’annuncio del Vangelo, continuino ad essere un modello di riferimento per tutti voi e per tutta la Chiesa.

Rinnovandovi la mia gratitudine e sperando che ci possano essere altre occasioni di incontro, vi saluto cordialmente nel Signore.

Cardinale Kevin Farrell. Prefetto del Dicastero dei Laici, Famiglia e Vita.

Personalmente sono molto contento che sia arrivato questo giorno in cui la Chiesa inizia la fase diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Carmen Hernández. Ringrazio il Sig. Cardinale, Arcivescovo di Madrid, Carlos Osoro, per aver avviato l’indagine sulla vita, le virtù e la fama di santità di Carmen.

Il Signore ci ha uniti a Carmen e a me, durante 52 anni, in una missione di evangelizzazione meravigliosa –che iniziò in questa diocesi di Madrid-, come frutto del Concilio.

Sento come un fatto provvidenziale che l’apertura della Causa coincida proprio con l’anno in cui si commemora il 60 anniversario del Concilio Vaticano II; perché Carmen diede la sua vita per portare il Concilio alle parrocchie, attraverso una iniziazione cristiana, al servizio dei vescovi, che si chiama Cammino Neocatecumenale.

È sorprendente vedere questa storia con fatti e persone, un lavoro non fatto a tavolino, ma dall’azione dello Spirito Santo. Ciò che è stato elaborato per iscritto nel Concilio Vaticano II, lo abbiamo visto accadere con i poveri nelle baracche di Palomeras per opera dello Spirito Santo. Lì abbiamo visto il Signore apparire, creare il perdono, l’amore, la comunione, la comunità cristiana! Sia io che Carmen siamo stati testimoni della presenza di Dio nell’evangelizzazione, testimoni dell’azione di Dio nella Chiesa del Concilio Vaticano II. Non avevamo piani o idee preconcette. Per oltre 50 anni abbiamo potuto dare testimonianza che Dio è vivo nella sua Chiesa.

Carmen, seguendo le orme di San Francesco Saverio (la cui festa abbiamo celebrato ieri) non aveva mai pensato di rimanere in Spagna, perché era come il fallimento del suo ideale missionario. Ma Dio volle che coincidessimo a Madrid, nelle baracche di Palomera Altas. Ci siamo conosciuti nel 1964, al ritorno del suo pellegrinaggio storico in Terra Santa. Io ero andato a vivere in una baracca con i poveri di Palomeras.

Lì Carmen ha conosciuto la comunità dei fratelli che si riunivano nella mia baracca ed è rimasta molto colpita dalla loro risposta alla Parola di Dio. Decise di restare con noi e le costruimmo una baracca.

Carmen vide la presenza di Gesù Cristo che viene a salvare i peccatori, a realizzare il mistero della Pasqua e a creare la comunione tra i poveri. Gesù Cristo si donava come amore gratuito per ogni uomo.

Tutto questo che Dio ha permesso, tutta la sua presenza a Palomeras, era come un terreno di coltivazione che Dio aveva preparato per riversarlo poi nella Chiesa. Ciò che Dio ci ha fatto sperimentare in mezzo a un mondo povero, lo Spirito Santo lo ha preparato per la sua Chiesa.

Fu la presenza provvidenziale di Mons. Morcillo nelle baracche a decidere la definitiva collaborazione di Carmen con me. Se non fosse stato per Mons. Morcillo, non saremmo andati nelle parrocchie; è stato anche lui ad aprirci le porte in Italia. Carmen vide in Mons. Morcillo la presenza della Chiesa e cambiò completamente il suo atteggiamento nei miei confronti; con la presenza dell’arcivescovo, vide realizzarsi la promessa che Dio le aveva fatto in Israele.

Quando Carmen era in Israele, ad Ein Karen sentì, come in una visione, che Dio voleva qualcosa da lei per la Chiesa universale, che non si trattava di fondare una congregazione.

Ve racconto questo perché possiate vedere, come un grande mistero del Signore, la collaborazione tra Carmen e me.

Mi è costato molto accettare Carmen, fino a quando il Signore mi ha detto interiormente che Carmen era una grazia molto grande, che ci fosse qualcuno accanto a me che mi dicesse costantemente la verità: Dio me l’aveva portata con una missione; allora ho accettato Carmen con fede, come una persona inviata dal Signore. Ho sofferto finché non ho capito nella fede che lei veniva da Dio, e da quel giorno è stata una grazia per me.

Carmen è stata stupenda! Una donna straordinaria che ha fatto molto bene, non solo ai fratelli e alle sorelle del Cammino Neocatecumenale, ma a tutta la Chiesa.

Cammino Neocatecumenale Carmen Hernández nel Santo Sepolcro
Carmen Hernández nel Santo Sepolcro

Carmen, che donna meravigliosa! Con un genio magistrale di libertà e amore per la Chiesa. Non mi ha mai adulato: mi ha sempre detto la verità. Era in grado di stare dietro di me, sempre al mio fianco, per aiutarmi. Aveva la chiara consapevolezza che la missione che Dio le aveva affidato era quella di sostenermi, difendermi e correggermi, per il bene del Cammino Neocatecumenale.

Per amore della Chiesa e ai fratelli è rimasta al mio fianco per 52 anni, anche se a volte era difficile per lei, ma a Carmen interessava solo fare la volontà di Dio, che vedeva essere con me in questa Iniziazione Cristiana che è il Cammino Neocatecumenale.

Donna eccezionale, davvero, con un’enorme generosità: ha negato se stessa perché io potessi agire, nonostante le correzioni; è sempre stata dietro di me, sostenendomi.

Un esempio di liberalità, di sincerità, di parlare con libertà a tutto il mondo; diceva la verità ai fratelli delle comunità. E quando qualche fratello si allontanava, lo chiamava e lo cercava, come una pecora perduta, con amore.

Fu una donna straordinaria, un vero profeta, una vera missionaria, che ha vissuto la fede in modo eroico, una donna eccezionale! Importantissima per la Chiesa, sempre pregando, innamorata di Cristo, della Scrittura e della Pasqua, e con un amore incondizionato per il Papa e la Chiesa.

Cammino Neocatecumenale Kiko Argüello e Carmen Hernández nella Chiesa dell'Assunta a Fuentes Carbonero - Segovia - Spagna

Insieme siamo gli iniziatori di un carisma che il Signore ha ispirato in aiuto alla sua Chiesa. Le parole di Papa Francesco a Tor Vergata nel 2018, in occasione del 50° anniversario del Cammino Neocatecumenale: “Voi siete un dono dello Spirito Santo per la Chiesa”, confermano il desiderio di Carmen, che si vedesse che nel Cammino è Dio che opera, che è un’opera dello Spirito Santo nella Chiesa, di cui Egli stesso ci ha chiamati ad essere iniziatori.

Nell’ultima udienza che ci ha concesso quest’anno all’Equipe Internazionale del Cammino, il Papa Francesco ci ha manifestato la sua gioia per l’inizio dell’apertura della Causa.

Desidero che la Chiesa, in questa Causa di canonizzazione che sta iniziando, indaghi sulla sua vita, che è stata spesso una vita crocifissa, silenziosa e sofferente, come “in una notte oscura”; desidero anche che vengano alla luce le sue virtù, molte delle quali nascoste, molte in grado eroico. Che la Chiesa possa fare un discernimento su tutto questo.

Ringrazio Dio di averla conosciuta e di aver potuto lavorare con lei nelle “dure fatiche del Vangelo”, come dice San Paolo.

Carmen! Che grande donna, con una fede eccezionale! Che grande amore per Cristo e la sua Chiesa!

Grazie!

Cammino Neocatecumenale atto di apertura del processo di beatificazione e canonizzazione di Carmen Hernández 4-dic-2022
archimadrid.es – Luis Millán

Ora ascolteremo il Vangelo.

Questa sera vogliamo proclamare un brano del Vangelo che ha toccato profondamente Carmen: la Trasfigurazione, che è il destino meraviglioso e impressionante della storia dell’uomo, e che è già stato compiuto nella Vergine Maria, che è immagine non solo della Chiesa ma anche di tutta l’umanità.

La Trasfigurazione condurrà quest’uomo assunto da Gesù Cristo alla divinizzazione completa. È un’esaltazione alla gloria del cielo, all’Ascensione. E questo può essere sperimentato qui, perché i cristiani per il battesimo ci trasformiamo di giorno in giorno, anche se questo corpo viene meno, ci stiamo trasfigurando nel volto di Gesù Cristo. Questa è la fede cristiana che illumina la storia, il futuro dell’umanità: la Trasfigurazione.

Proclamazione del Vangelo: Mc 9,2-8

Cammino Neocatecumenale Dipinto di Kiko Argüello: La Trasfigurazione

Intervento del postulatore della causa Carlos Metola

All’Em.mo e Rev.mo Mons. Carlos Osoro Sierra, Cardinale-Arcivescovo di Madrid

Madrid, 20 luglio 2021. Memoria del Profeta Elia

“Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie” (Is 55,9).

Il sottoscritto, sig. Carlos Metola Gómez, legittimamente costituito Postulatore Diocesano del Cammino Neocatecumenale, la Fondazione Famiglia di Nazareth per l’Evangelizzazione Itinerante di Madrid e la Fondazione Famiglia di Nazareth per l’Evangelizzazione Itinerante di Roma, Attori della Causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio

MARÍA DEL CARMEN HERNÁNDEZ BARRERA, catechista laica
CHIEDE A VOSTRA EMINENZA, a nome delle parti altrici, e in conformità alla Costituzione Apostolica Divinus perfectionis Magister, le Normae Servandae in Inquisitionibus ab Episcopis Faciendis in Causis Sanctorum, e l’Istruzione Sanctorum Mater sul procedimento dell’Istruzione diocesana o eparchiale, nelle Cause dei Santi,
VOGLIA gentilmente dare inizio all’istruzione diocesana della Causa in questione nella Sua Arcidiocesi di Madrid.
archimadrid.es – Luis Millán

Nella convocazione del Concilio Vaticano II da parte di Papa Giovanni XXIII con la Costituzione Humanae Salutis, affermava profeticamente: “La Chiesa è testimone ai nostri giorni di una grave crisi dell’umanità. Un nuovo ordine sta nascendo e la Chiesa ha davanti a sé compiti immensi, come nelle epoche più tragiche della storia. Infatti, ciò che si richiede alla Chiesa oggi è di infondere nelle vene dell’umanità attuale la virtù perenne, vitale e divina del Vangelo”. [1]

Uno dei tanti frutti di questo Concilio Vaticano II è il Cammino Neocatecumenale, come disse Papa Paolo VI: “Ecco i frutti del Consiglio! Voi fate dopo il Battesimo quello che la Chiesa primitiva faceva prima: il prima o il dopo è secondario. Il fatto è che voi mirate all’autenticità, alla pienezza, alla coerenza, alla sincerità della vita cristiana”. [2]

Anche Papa Giovanni Paolo II ha scritto nella lettera Ogniqualvolta: “Riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica valido per la società e per i tempi di oggi”, e “desidero vivamente, pertanto, che i fratelli nell’episcopato valorizzino e aiutino – insieme ai loro presbiteri – quest’opera di nuova evangelizzazione”. [3]

Ho voluto iniziare citando questi tre amati Santi Pontefici, per l’immenso amore che la Serva di Dio María del Carmen Hernández Barrera ha avuto per tutta la vita per la Chiesa e il suo capo visibile, il Papa. Insieme a Kiko Argüello, è stata l’iniziatrice del Cammino Neocatecumenale, che, come abbiamo sottolineato, è uno dei frutti del Concilio Vaticano II. Carmen Hernández ha dedicato tutte le sue forze per 52 anni al servizio ininterrotto dell’annuncio itinerante del Vangelo e ad essere strumento, come “serva inutile” [4] di Cristo nel rinnovamento della sua Chiesa.

María del Carmen Hernández Barrera nacque a Ólvega, in provincia di Soria, il 24 novembre 1930, in una famiglia cattolica con nove figli; era la quinta, e fin da piccola desiderava essere missionaria, una vocazione che nasceva e si alimentava ogni volta che i missionari gesuiti di Tudela (Navarra) venivano nella sua scuola a tenere conferenze sulle missioni. L’esempio di San Francesco Saverio la infiammò per il resto della sua vita.

In seguito pensò che seguire Cristo non significava intraprendere la carriera di chimica (che ottenne con brillanti risultati), seguendo così il progetto di vita molto speranzoso che il padre le aveva prospettato, all’interno della fiorente industria risicola di famiglia, ma entrare nell’Istituto delle Suore Missionarie di Cristo Gesù, fondato da M. María Camino Sanz Orrio con il prezioso aiuto dell’allora Arcivescovo di Pamplona, Mons. Marcelino Olaechea. Venne fondato nel 1954. Durante gli otto anni di permanenza tra le Missionarie, Carmen ha ricevuto un’eccellente formazione in spiritualità, vita comunitaria e apostolica. Leggendo i suoi diari e le sue note di coscienza di quegli anni, si rimane colpiti dall’amore che mostrava per Gesù; la frase che ripeteva più spesso in essi era: “Gesù mio, ti amo! Stupiscono anche le numerose e profonde esperienze spirituali, “quasi mistiche” e di sacrificio eroico, attraverso le quali il Signore l’ha condotta. Tra il 1957 e il 1960 ha studiato Scienze Religiose presso l’Istituto Sedes Sapientiae di Valencia, con alcuni magnifici insegnanti che ha sempre ricordato; i suoi voti sono stati brillanti e ha scritto una tesi Summa cum laude su “La necessità della preghiera nel pensiero di Pio XII”. Tutto questo gli ha trasmesso un enorme amore per la preghiera liturgica, l’Eucaristia e la Sacra Scrittura, come presenze reale e necessarie di Cristo nella sua vita quotidiana.

Quando sembrava che tutto facesse pensare a una partenza per le missioni in India, dopo un anno e mezzo trascorso a Londra, come era consuetudine nel suo Istituto, per imparare l’inglese e completare la preparazione alle missioni, Carmen Hernández subì quella che lei stessa definì un “dirottamento aereo” nel suo percorso di servizio a Dio: le superiore dubitano della sua idoneità a essere ammessa ai voti perpetui e la fanno tornare in Spagna. Furono otto mesi di attesa che Carmen trascorse in una delle case delle Suore Missionarie a Barcellona. Durante questo periodo il Signore le ha fatto vivere una “kenosi” molto profonda, in cui tutte le sue illusioni di essere missionaria svaniscono; lei afferma che Barcellona è stata come il Monte Moriah, dove ha dovuto sacrificare il suo “Isacco” (il suo progetto di vita). La confortava recarsi al Museo Marés, dove “ci sono molti crocifissi romanici in cui si vede Cristo che regna sulla croce”, non con la corona di spine, ma con la corona di Re, che la invitavano a rimanere in quella sofferenza, su quella croce, perché è quello che ha fatto Gesù Cristo.

Ma soprattutto, in questo “Getsemani”, è apparso padre Pedro Farnés, il grande liturgista, come un angelo che l’ha consolata. Le trasmise tutto il rinnovamento liturgico, che allora era appena iniziato, con la riscoperta della Veglia pasquale e della forza dell’Eucaristia, ma non in modo teorico, bensì “incarnato in se stessa” per le circostanze di “sofferenza e morte” che stava vivendo, perché se non fosse stata ammessa ai voti, dove sarebbe andata? Qual era il suo posto nella Chiesa? Perché una cosa le era chiara: il Signore la chiamava ad essere missionaria! Aveva lasciato tutto per Lui e per la Sua Chiesa! Imparò così che il “memoriale della morte e della risurrezione di Gesù Cristo” si fa presente nell’Eucaristia e che vi si partecipa esistenzialmente, morendo e risorgendo con Lui.

Quando le fu confermato che non era stata ammessa ai voti perpetui, il 28 agosto 1962, il dubbio esistenziale si acuisce. Si apre allora una piccola porta perché il vescovo di Oruro (Bolivia), mons. Jorge Manrique, la invitata a recarsi nella sua diocesi per lavorare tra i minatori poveri. Ma lei sente la necessità di andare in Terra Santa, “il quinto Vangelo”, e di conoscere la terra dove camminava il suo amato Gesù. Con pochissime risorse, si reca in pellegrinaggio nei Luoghi Santi con una giovane irlandese, conosciuta a Londra. Le due percorsero i luoghi di Israele, spesso camminando, leggendo le Scritture proprio nei luoghi in cui si erano svolti gli eventi narrati; guadagnano qualche soldo pulendo le case, sia di ebrei che di arabi. Curiosamente, in Terra Santa si presenta a Carmen una grande tentazione: viene invitata a lavorare all’Israel Institute of Technology, Technion, di Haifa, in un progetto di ricerca chimica, che lei avrebbe potuto accettare, ma a cui rinunciò perché la chiamata di Dio era molto più forte. Molti pomeriggi si recava alla roccia del Primato di Pietro, dove risuona la voce di Gesù che dice: “Mi ami?”. Carmen rispondeva “Sì” e chiedeva al Signore “quale fosse il suo posto nella Chiesa”. In agosto del 1964 torna in Spagna e va a vivere a Palomeras Bajas, una baraccopoli alla periferia di Madrid. Lì Dio aveva già preparato l’incontro con Kiko Argüello, attraverso una sua sorella che lo conosceva. Un’Ode di Salomone dice che Dio ha con ogni persona “un disegno di arte ineffabile”, e così è il disegno che Dio aveva preparato con Carmen Hernández: la sua irresistibile chiamata all’evangelizzazione, consolidata dalla sua grande preparazione teologica, spirituale e liturgica, si unisce al disegno preparato da Dio con Kiko Argüello: la presenza di Cristo sofferente tra i più poveri e la capacità di riunire e creare piccole comunità. A Kiko la Madonna aveva rivelato cinque anni prima, l’8 dicembre 1959: “Bisogna fare comunità cristiane come la Santa Famiglia di Nazareth che vivono in umiltà, semplicità e lode, l’altro è Cristo”. Dall’unione di questa missione di Carmen Hernández e di Kiko Argüello è nato il Cammino Neocatecumenale, incoraggiato fin dall’inizio dall’allora arcivescovo di Madrid, Mons. Casimiro Morcillo.

Cammino Neocatecumenale Kiko Argüello, Carmen Hernández, Casimiro Morcillo

In questo Cammino Neocatecumenale, Carmen Hernández ha contribuito con la teologia, l’intuizione, la ricerca e lo studio, e Kiko con la realizzazione, l'”architettare” in una sintesi teologico-catechetica e morale che attira i più lontani dalla Chiesa che vivevano nella baracche, e che allo stesso tempo può rivitalizzare e ravvivare la fede dei credenti nelle parrocchie; una fede sigillata nel battesimo ricevuto da bambini, ma che spesso non matura fino alla statura della fede adulta. Oggi, dopo che questo seme delle baracche si è diffuso per mezzo di Kiko e Carmen e migliaia di catechisti da loro formati, il Cammino Neocatecumenale è diffuso in più di 130 Paesi, per un totale di 21.066 comunità nel mondo, con un milione e mezzo di fratelli e sorelle, in 6.800 parrocchie. Kiko e Carmen, sempre accompagnati da un presbitero, formando un’équipe di evangelizzazione itinerante, hanno trascorso 52 anni di costante attività evangelizzatrice in molti Paesi del mondo. Carmen diceva: “Questo non è il nostro lavoro: è Dio che lo porta avanti”. Gli iniziatori del Cammino sono stati più di cinquant’anni, come dice San Paolo, con le “sollecitudine per tutte le chiese” [6], le difficoltà, i fallimenti, le sofferenze, i viaggi frequenti, le riunioni, le convivenze, notti insonni, senza nessuno stipendio né sicurezza economica, vivendo di elemosina. Abbiamo la certezza, ancora soggettiva in attesa del giudizio finale della Chiesa, che Carmen ha vissuto questi anni della sua vita in un’eroica attività evangelica, senza avere “dove posare il capo” [7]. Naturalmente, questo annuncio del Vangelo è stato anche pieno di gioie e consolazioni, vedendo l’azione e la potenza del Signore: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. [8]

Curiosamente, in questo turbinio di evangelizzazione, Carmen Hernández, nei suoi diari, annota spesso momenti di “vuoto”. Dice testualmente: “Sono nel nulla”, o “nulla di nulla”; dopo aver fatto un’esperienza molto vicina di Gesù, e di essere stata testimone dell’azione di Dio in prima persona o aver visto la sua azione nella vita dei fratelli e delle sorelle, dopo aver visto Dio così potente nell’evangelizzazione, passa a periodi di “vuoto”: Gesù, lo Sposo, se n’è andato, lasciandola temporaneamente sola e lei sperimenta il “nulla”. Nei suoi scritti copia spesso versi di San Giovanni della Croce, ed esprime che nulla al mondo la attrae, non ha desiderio di essere circondata da persone, pensa solo a Lui, a stare sola con Lui. Scrive: “Finalmente da sola con te”. Vuole che le si parli di Lui, per questo segue costantemente l’attività dei Papi, ascoltando la Radio Vaticana o leggendo e rileggendo gli innumerevoli libri di Teologia presenti nella sua biblioteca.

Diari - 1979-1981

Carmen Hernández sapeva che questa iniziazione cristiana del Cammino Neocatecumenale non poteva essere portata avanti senza alcuni solidi pilastri che lei viveva e che cercava di infondere nei fratelli e nelle sorelle delle comunità:

– L’amore e la necessità della preghiera: Carmen pregava ogni ora del Salterio, con vera devozione e piacere, le piaceva pregare, ed era il mezzo per santificare la giornata. Le piaceva soprattutto l’Ufficio delle letture, che chiamava “Ufficio del mattino”, che faceva nelle prime ore del mattino, perché diceva che i questi salmi erano “molto esistenziali”. Non ha mai perso un’ora della Liturgia delle Ore, anche durante gli spostamenti e i viaggi.

– L’amore per i sacramenti, soprattutto per l’Eucaristia, che frequentava ogni giorno, e l’amore per la Penitenza. A questi due sacramenti Carmen ha dedicato molti anni di studio con i migliori libri cattolici e i teologi più preparati. Ha anche approfondito le radici ebraiche del cristianesimo, studiando le feste ebraiche che Gesù Cristo ha celebrato come ebreo e che sono come le fonti dei nostri sacramenti: la Pasqua ebraica, il giorno dell’espiazione (Yom Kippur) o la Pentecoste (Shavuot).

– L’amore per le Sacre Scritture, che conosceva perfettamente e con cui passava ore e ore, leggendo e rileggendo le citazioni, traendone innumerevoli sfumature e significati. Le Bibbie di Carmen sono sottolineate più e più volte: è impressionante vedere quanto siano “usate e sottolineate”.

– Carmen Hernández è stata una costante studiosa della fede cattolica, con i Padri della Chiesa e l’intera Tradizione magisteriale; le sue biblioteche contenevano più di 4500 libri di religione e centinaia di riviste teologiche. Ascoltava quotidianamente la Radio Vaticana, leggeva L’Osservatore Romano (sottolineando e/o ritagliando gli articoli più interessanti), sia l’edizione quotidiana in italiano che quella settimanale in spagnolo. Ha seguito tutti i discorsi dei Papi, soprattutto quelli di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

In questi cinquant’anni è stata sempre al fianco di Kiko Argüello, incoraggiandolo e aiutandolo nella preparazione e nello sviluppo delle riunioni, degli incontri, delle convivenze, e anche correggendolo (“correzione fraterna”) in ciò che riteneva necessario, soprattutto perché non si inorgoglisse quando vedeva troppo successo in quest’opera di Dio, dicendogli che erano solo “servi inutili”. Spesso taceva (soprattutto verso la fine, quando aveva meno forze o a causa delle malattie), ma continuava a incoraggiare tutti: Kiko, i catechisti e i fratelli della comunità. Era anche una donna che parlava molto liberamente.

Cammino Neocatecumenale atto di apertura del processo di beatificazione e canonizzazione di Carmen Hernández 4-dic-2022
archimadrid.es – Luis Millán

Aveva un amore speciale per le “pecore perdute”, cioè per coloro che soffrivano, o per un fratello della comunità che stesse attraversando un momento difficile o fosse in crisi; Carmen lo chiamava e lo incoraggiava a incontrare nuovamente Gesù Cristo nei sacramenti, nella Parola e nella preghiera, e gli diceva di chiedere perdono. Ricordava e conosceva i nomi e le situazioni familiari e lavorative di centinaia di fratelli delle comunità che avevano catechizzato direttamente, così come delle centinaia di catechisti itineranti delle varie équipe di evangelizzazione.

Negli ultimi anni della sua malattia ha seguito, per quanto possibile, il ritmo frenetico dell’evangelizzazione mondiale: viaggi, incontri, riunioni, cambi di sede… anche se questo ha significato più sofferenza fisica e più dolore, a causa della sua infermità cardiaca, alta pressione, dolore alle gambe (aveva un’ulcera che non guariva a causa della cattiva circolazione), mal di schiena (aveva avuto diverse rotture di vertebre, con dolori molto forti) e il dolore al fianco (alcune costole rotte a causa di diverse cadute che, anche se poi erano guarite, erano causa di sofferenza). Spesso partecipava alle riunioni seguendo l’audio dalla sua stanza. La sua morte a Madrid, il 19 luglio 2016, è stata un tranquillo passaggio al riposo eterno; si è “spenta” senza alcun momento di resistenza o ribellione, ma con grande pace e serenità.

Pertanto, Eminenza Reverendissima, CREDIAMO E COSTITUIAMO che:

– Carmen Hernández ha saputo vivere le virtù cristiane in modo eroico: fede, speranza, carità, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, pazienza nella sofferenza, pietà, accettazione della volontà di Dio, un amore molto profondo per la Chiesa e per Gesù Cristo, un amore molto grande per la preghiera, per la gerarchia della Chiesa, con una grande libertà nella correzione fraterna, e crediamo di averne prove sufficienti, attraverso i suoi numerosi scritti personali, le catechesi, le lettere e le testimonianze delle tante persone che l’hanno conosciuta.

– Tra il popolo di Dio è diffusa la fama di segni e favori che Carmen Hernández intercede presso Dio per loro, dovuta alle numerose grazie e favori che le hanno chiesto e continuano a chiederle quotidianamente. Abbiamo ricevuto più di 1.500 grazie da più di 70 Paesi diversi in tutto il mondo.

– Abbiamo ricevuto numerose visite alla tomba di Carmen Hernandez (più di 50.000 persone da 70 Paesi diversi, da tutto il mondo), lasciando nei libri delle condoglianze circa 25.000 annotazioni di ringraziamento e petizioni.

– Ogni anno, in molte parti del mondo, migliaia di fedeli partecipano alle messe funebri e di sepoltura e a quelle per l’anniversario del 19 luglio.

– La grande accoglienza da parte del pubblico dei libri con gli scritti di Carmen Hernandez o la sua biografia, pubblicati finora, e il grande bene spirituale che si dice stiano facendo questi libri.

– E tutta questa fama di santità di Carmen Hernández, che possiamo verificare e confermare, è apparsa senza che ci sia stata alcuna petizione, né alcuna pagina web, né alcuna propaganda speciale, per non influenzare o generare artificialmente questa fama di santità.

Per tutto questo, TRASCORSI I CINQUE ANNI dalla morte della Serva di Dio, come stabilito dalle norme per le Cause dei Santi:

SUPPLICO SUA EMINENZA, per mezzo di questo Supplex Libellus, di considerare la convenienza di INIZIARE LA CAUSA riguardante la vita, le virtù e la fama di santità della Serva di Dio María del Carmen Hernández Barrera, morta nella Sua Arcidiocesi il 19 luglio 2016.

È una grazia che desidero ottenere da Vostra Eminenza, che Dio conservi per molti anni.

Pace.

Carlos Metola Gómez
Postulatore della fase diocesana

ALLEGATO

Secondo quello che richiede l’articolo 37 dell’Istruzione Sanctorum Mater, allego al presente Libello di domanda, i seguenti documenti:

  1. Il mio mandato procuratorio come Postulatore della Causa;
  2. Una biografia della Serva di Dio Maria del Carmen Hernández Barrera;
  3. Gli esemplari autentici e in duplice copia delle pubblicazioni della Serva di Dio; alcuni sono scritti pubblicati e già resi pubblici; altri sono documenti inediti pubblicati “pro manuscripto” per uso interno dei catechisti del Cammino Neocatecumenale.
  4. Lista di testimoni che possono contribuire a chiarire la verità sulla vita, virtù e fama di santità della serva di Dio.

[1] Costituzione Apostolica “Humanae salutis”, 3 (25 dicembre 1961).

[2] Udienza generale del Papa Paolo VI, 8 maggio 1974, Città del Vaticano.

[3] Lettera “Ogniqualvolta” a Mons. Paul Josef Cordes, del 30 agosto 1990.

[4] Cf. Lc 17,10.

[5] Odi di Salomone, 24.

[6] Cf. 2 Co 11,28.

[7] Cf. Mt 8,20

[8] Cf. Mt 28,20.


archimaddrid.es – Luis Millán

POEMA SINFONICO AKEDÀ

Ascolteremo ora un poema sinfonico intitolato AKEDÀ. La parola akedà è una parola ebraica, che significa “Legami” e si trova nel Targum Neofiti, che è un commentario ebraico trovato in una biblioteca di Roma usato per evangelizzare gli ebrei. In questo targum si trova la traduzione del versetto di Abramo che descrive il sacrificio di Isacco, a cui si aggiungono le parole di un angelo: «Venite e vedete la fede sulla terra: un padre che sacrifica il suo unico figlio, e il figlio carissimo che gli offre il suo collo».

Ho musicato questo testo che parla di Isacco, immagine dell’umiltà di Cristo, il quale essendo il Figlio di Dio, si umiliò e si fece peccato per noi. Questa opera riflette il momento in cui Abramo si disponeva a sacrificare suo figlio e, fissandolo, lo pone sopra la legna. Quando sta per sacrificarlo, Isacco dice: «Legami, legami forte, padre mio, non sia che per paura io resista e non sia valido il tuo sacrificio e noi due siamo rifiutati».

Secondo il rito del Tempio, l’agnello che si sacrificava doveva essere molto mite. Per questo si cercava fra tutte le pecore – immagine della Vergine Immacolata – una pecora tanto mansueta che il suo agnellino, nel momento in cui l’avessero legato, non avrebbe scalciato, perché se la vittima sacrificale si muove e dà calci, il sacrificio risulta invalido. Questo sta nel Talmud, nella tradizione rabbinica, e con esso viene prefigurata l’umiltà del Nostro Signore Gesù Cristo, perché Isacco è l’immagine di Cristo.

Carmen molte volte ha raccontato che ha vissuto nella sua carne l’esperienza di Abramo: la promessa di essere missionaria l’ha accompagnata tutta la sua infanzia e giovinezza, fino al tempo che ha vissuto a Barcellona, tempo che significherà per lei il salire al monte Moria. Così come Abramo portò Isacco sul monte Moria per sacrificarlo, Carmen porterà a sacrificare il “suo Isacco”, e cioè la propria vocazione, il suo progetto di vita missionaria, il suo desiderio di partire in missione.

Carmen raccontava che quello fu il momento di prova più forte della sua vita, di discesa fino al più profondo; ma allo stesso tempo fu il luogo dove vide il volto di Dio, la Risurrezione e la Vita Eterna.

POEMA SINFONICO “FIGLIE DI GERUSALEMME”

Il secondo poema musicale si intitola “Figlie di Gerusalemme”, e anch’esso ci porta in Israele. Quello che più emozionava Carmen riguardo a Gerusalemme era vedere che dal monte degli Ulivi si poteva contemplare l’innalzarsi della croce di Cristo. Ho cercato di musicare un frammento della Passione secondo san Luca. Cristo è stato sottomesso a una tortura di cui, secondo Cicerone, non è esistito nulla di peggiore: il supplizio della croce.

Immaginate Gesù Cristo che attraversa Gerusalemme con la croce sulle spalle, con tutto il corpo tumefatto per i colpi ricevuti con il flagello romano. Nella Sacra Sindone si vedono i segni che i flagelli causarono a Gesù Cristo, tali che tutto il corpo era ferito. Davvero vedere Cristo in questo stato era come vedere un mostro, pieno di sangue. Tale era l’aspetto di Nostro Signore Gesù, che mentre passava per la strada, in cui si trovavano alcune donne, esse al vederlo cominciarono a gridare come sono soliti fare in Oriente. Gesù si ferma e dice loro: «Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi e per i vostri figli. Perché se così si fa con il legno verde, con il secco che avverrà?».

Queste parole del Vangelo sono terribili: «se così si fa con il legno verde»; se fanno così con l’innocente, che cosa non si farà con i veri colpevoli, che siamo noi? Che vuole dire con questo Gesù Cristo? Che egli non ha altro mezzo per salvare tutta l’umanità, tutti noi, dalla sofferenza assoluta, dall’inferno, da ciò che il demonio aveva preparato per il legno secco che siamo noi. Questa parola del Vangelo è tanto profonda, tanto impressionante, che dà senso alla Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo, ed è ciò che ascolteremo. Ho cercato di musicare un po’ tutto questo e spero che vi possa aiutare.

Cammino Neocatecumenale atto di apertura del processo di beatificazione e canonizzazione di Carmen Hernández 4-dic-2022
La Orchestra Sinfonica e il Coro del Cammino Neocatecumenale sono formati da professori e musicisti, appartenenti al Cammino Neocatecumenale.

Oggi sono presenti:

  • 94 musicisti (strumentisti e un pianista)
  • 80 coristi

Dirige l’orchestra Tomáš Hanus:

È della Repubblica Ceca, sposato, ha 8 figli e fa parte del Cammino Neocatecumenale. Nel 1999 ha vinto il concorso internazionale di direttori di orchestra e da allora ha diretto orchestre Filarmoniche in vari paesi di Europa, anche al Teatro Reale di Madrid. Attualmente lavora alla Filarmonica di Praga ed è Direttore Musicale dell’Opera Nazionale del Galles.


Intervento di D. Carlos Osoro durante l’apertura della Causa di Carmen Hernandez

Saluto con molto affetto l’equipe internazionale del Cammino Neocatecumenale – Kiko, Padre Mario e Ascensión – che promuove la Causa di Canonizzazione che abbiamo appena aperto. Saluto anche fraternamente tutti i cardinali, arcivescovi e vescovi che avete voluto accompagnarci in questo momento tanto importante, non solo per la vita del Cammino Neocatecumenale, ma anche per la vita della Chiesa. Saluto con affetto tutti i sacerdoti e fedeli laici, specialmente quelli che state in missione e tutti quelli che seguono questo evento per mezzo di internet.

Cammino Neocatecumenale atto di apertura del processo di beatificazione e canonizzazione di Carmen Hernández 4-dic-2022

Tutti quelli che abbiamo conosciuto Carmen da vicino, come me, soprattutto quando ero arcivescovo di Valencia, sappiamo che è stata una persona particolarmente carismatica, coraggiosa, profondamente innamorata di Gesù Cristo. A volte tanto appassionata da poter sembrare politicamente incorretta. Vorrei evidenziare tre aspetti di lei che mi sembrano particolarmente necessari per la nostra Chiesa e per la nostra società:

In primo luogo il suo profondo amore alla Chiesa, e in modo speciale al Papa. Già da giovane novizia realizzò la sua tesina sulla “necessità della preghiera nel pensiero di Pio XII”. Fu pero con san Paolo VI che iniziò una relazione stretta con ognuno dei Papi, relazione che si fece particolarmente intensa con san Giovanni Paolo II, con Benedetto XVI e con Papa Francesco. Carmen amava il Papa, chiunque fosse, non era di uno o dell’altro Papa. Quando era malata già qui a Madrid, Papa Francesco la chiamò al telefono. Le disse di stare tranquilla, perchè l’erba cattiva non muore mai e che le avrebbe offerto una sigaretta. Fino questo punto di fiducia giungeva la sua relazione con il successore di Pietro. Ma quello che c’è sotto questa vicinanza, è un profondo amore alla Chiesa, in uno spirito di obbedienza di figlia. È signicativo che Carmen si rende conto che deve rimanere con Kiko nelle baracche quando vede la presenza dell’arcivescovo Morcillo.

In secondo luogo, voglio evidenziare di lei il suo coraggio per parlare senza paura del Vangelo, della verità e della giustizia. Le sue parole, che a volte erano molto dure, nascevano dalla convinzione che soltanto la verità libera l’uomo, e Cristo è la verità. Carmen annunciò il Vangelo fino ai confini della terra, seguendo lo spirito missionario che vide nascere in lei quando era una bambina. Come abbiamo ricordato nel canto all’inizio di questo atto, poté dire con la sua vita: “Sono rotti i miei legami… Me ne vado ad ogni parte”.

In terzo luogo, anche se potremmo dire molte cose, voglio sottolineare l’importanza e la dignità che Carmen diede alla donna, al suo ruolo nella vita, nella società e nella Chiesa. La bellezza del ventre materno, dove ogni uomo si forma e dove il Figlio di Dio si fece carne. La meraviglia della vita che nasce dentro la donna. E anche la sua dimensione escatologica: la donna vestita di sole che vince il serpente.

Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che questo atto implica soltanto l’inizio della sua causa di beatificazione, durante la quale raccoglieremo tutti i documenti e tutte le testimonianze che in seguito possano aiutare il Papa a discernere sulla sua vita, le sue virtù e la sua fama di santità. È l’inizio di un lungo cammino, durante il quale, in modo rigoroso e esaustivo studieremo tutte le testimonianze, tanto a favore, come anche quelle che possano sorgere contro questa causa. Vi incoraggio a chiedere l’intercessione della serva di Dio Carmen Hernandez. Desidero di tutto cuore che questa causa giunga a buon fine, se Dio vuole.


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